martedì 29 maggio 2007

Cinque uomini in barca (per non parlare del caimano)








Chi ha letto quel bel libro di Jerome K. Jerome, pieno di sottile humor anglosassone di fine '800, Tre uomini in barca (per non parlare del cane) ?
Finalmente il tempo si è rimesso al bello e il caldo, per fortuna, non è ancora tornato. Così abbiamo deciso di dare um passeio nel Pantanal. O piloteiro profissional sa dove andare, inizialmente ci guarda con sospetto, poi ci invita a salire sulla sua lancia a quattro posti, ci aiuta ad indossare il giubbotto salvagente arancione, scavalca tutti e si posiziona sul suo trapuntino accanto al motore. Iniziamo la navigazione costeggiando la riva destra del fiume in direzione della foce che si trova a svariate migliaia di chilometri da dove ci troviamo noi. Dopo averci lasciato alle spalle una base della Marina militare brasiliana di stanza a Ladário, un piccolo comune vicino a Corumbá, iniziamo ad immergerci nella natura. A perdita d'occhio c'è solo l'acqua del fiume e la vegetazione. Sappiamo che li vicino ci sono anche piragna, anaconde e caimani. Ma questi hanno paura dell'uomo e del rumore assordante che il motore provoca nell'acqua. Per ora vediamo solo uccelli multicolori appollaiati sui rami degli alberi.
Pensavo, dopo anni di frequentazione televisiva di Piero Angela e dei suoi vari programmi Quark e Superquark, di aver già visto tutto, di aver conosciuto ogni specie del regno animale e ogni specie del regno vegetale. Ringraziamo Linneo che le ha così ben catalogate. Continuamo la navigazione stando seduti su una barca che ha il bordo che arriva sotto il ginocchio e a poco più di due spanne dal pelo dell'acqua. Il fiume è pieno di piante d'acqua che si aggregano in formazioni tali che sembrano isole di terraferma ed invece si spostano e rapidamente a seconda della corrente del fiume. Márcio, seduto dietro di me, attira continuamente la mia attenzione indicandomi le cose più interessanti da vedere ("olha pra ca", "olha p'ra la", "olha pra frente", "olha de tras"), Rodrigo seduto al mio lato destro, con la sua leggera aria dandy si gode per lo più in silenzio il vento che gli accarezza il pizzetto mentre tiene fra le mani il mio prezioso obiettivo Nikon 80-200 f/2.8, compagno fedele che mi sono sempre portato dietro in tutti i miei viaggi. L'altro occupante della lancia è Énio, un professore che insegna nel "Projeto Criança e Adolescenza Feliz" e che mi sorride esageratamente per nascondere l'enorme imbarazzato che prova ogni qualvolta gli punto addosso la macchina fotografica. Scatto molte foto sapendo che questa esperienza è difficile che si possa ripetere. La luce è buona anche se il sole per i miei gusti è ancora molto alto nel cielo. Ci avviciniamo ad una isoletta. Scorgiamo da lontano un paio di capibara. Istintivamente allungo la mano e prendo la macchina portando il mirino all'occhio destro e in modo automatico, tanto oramai la conosco come le mie tasche, giro il selezionatore sulla priorità dei diaframmi e imposto il diaframma alla massima apertura. Come se mi avesse letto nel pensiero, il pilota della barca smorza la velocità fin quasi a spegnere il motore, lasciando che la corrente ci trascini silenziosamente verso gli animali. Ho il capibara nel mirino, lo vedo che immobile annusa l'odore nell'aria e cerca di sentire la provenienza di ogni rumore. Indugia. Giusto il tempo di scattargli alcune foto e poi si tuffa nell'acqua iniziando a nuotare il più velocemente possibile cercando di mettersi in salvo o di raggiungere il resto della famiglia. Improvvisamente sparisce, come risucchiato dai vortici di qualche acquitrino. Riprendiamo la nostra navigazione quando poco dopo si sente alla nostra destra il rimbombo di un tuffo; solo Énio e il pilota della nostra barca sono riusciti a vedere un caimano che si tuffava in acqua per poi sparire rapidamente. Ci sarà un'altra occasione, mi dico; speranza che non si verificherà perché i caimani sono paurosi e per vederli bisogna proprio andare a cercarli. Il pilota riaccende il motore e dirige la barca con leggere virate a sinistra e a destra per evitare le isole di fiori d'acqua. Mi guardo intorno: lo spettacolo è bellissimo, ma è tutto uguale, in ogni direzione. Se fossi solo potrei affermare che mi sono perso. Pensate ai giardini delle ville venete, con i labirinti fatti di siepi: eccolo, immaginatelo con le pareti che si muovono continuamente. Spero solo che il pilota sia realmente profissional e che ci sappia riaccompagnare a casa, perché se fosse per me potremmo stare qui degli anni. Dopo un po' di navigazione, incontriamo una barca ferma con un paio di pescatori: questo è un ottimo fiume per pescare e annualmente ci sono delle gare di pesca che attirano partecipanti da ogni parte del mondo. Via via si possono incontrare caimani morti senza la coda perché è l'unica parte di cui si mangia la carne. Oppure, come ne ho visto uno, morto a pancia all'aria, probabilmente perché finito nella rete di qualche pescatore che non ha trovato altro modo per liberarlo.
"Navegar é preciso; viver não é preciso" scrisse nel secolo passato il poeta portoghese Fernando Pessoa. E mentro navigo nel fiume Paraguai, mi vengono in mente i suoi versi anche se l'olfatto non mi ricorda nessun possibile gemellaggio con il Tago.
Il sole sta calando, la luce si abbassa, i tempi di esposizione invece aumentano. Ma la temperatura di colore mi piace e mi fa scattare delle belle immagini. Arriva il tramonto, il pilota della nostra barchetta ce la mette tutta per approssimarsi al punto di attracco prima che sopraggiunga la notte. Il pilotero ci concede ancora un'ultima piccola richiesta che gli dimostra proprio il nostro animo turistico: gli chiediamo di girare la barca e mettere la poppa verso il tramonto dorato per poterci fare un'ultima fotografia.
Adesso basta. "Voltamos atras". Salutiamo e ringraziamo chi ci ha così sapientemente condotti per queste vie fluviali e rimaniamo assorti in silenzio pensando ognuno di noi di poter un giorno, chissà quando, ripetere l'esperienza.

1 commento:

Terra de Encanto ha detto...

Além da coragem em enfrentar a imensidão daquela natureza imensa...sinalizo a beleza das fotos que tiraste. Valeu a pena, realmente, ficar uns minutos mais...