giovedì 10 maggio 2007

L'arrivo

Stanco ma felice. Finalmente sono arrivato a destinazione. Corumbá, che in lingua tupi-guarani significa "terra distante", si presenta con un aeroporto appena costruito. Mi dicono che arriva solo una aereo al giorno, per lasciare persone e prenderne altre. Infatti lo stesso aereo che è partito da Campo Grande, dopo il primo scalo a Corumbá, prosegue per Cuiabá per poi terminare il suo servizio a Brasilia, la capitale del Brasile.
Giovanni e Padre Osvaldo mi aspettano con ansia e appena mi vedono mi salutano. Giovanni, commosso, non riesce a dire molto, un pezzo di Pisa, quindi di casa, che gli si approssima. P. Osvaldo, il direttore della missione, mi saluta calorosamente e mi mostra subito la sua simpatia.
Attendiamo che una ragazza slovena, Barbara, ritiri le sue valigie per andare tutti insieme alla missione. Nel frattempo Giovanni, ripresosi dall'emozione, inizia a parlare. Non la smetterà più. Comincia a decantarmi il luogo, tutte le piante che già si vedono nel piazzale antistante l'aeroporto, i passeri multicolori, belli e strani che vi si posano sopra, la luce del posto, ecc.
La ragazza arriva, posizioniamo i bagagli in macchina e ci avviamo alla nostra meta. Il mio compaesano mi aiuta a trasportare le valigie pesanti verso quella che sarà la mia camera e tutte le persone che incontra le saluta e me le presenta. Io fingo, piuttosto malamente, un interesse che non ho, perché l'unica cosa che veramente bramo è un letto e quarantotto ore di riposo vero. Sull'aereo ho dormito seduto, svegliandomi continuamente per cambiare postura. Dopo i primi convenevoli con i padri della missione e un pasto frugale, guadagno la mia stanza e... buonanotte!

Nessun commento: